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20 bottiglie di Vermentino della Cantina di Monti tra Vigne del Portale, Funtana Liras e Aghiloia, distribuite a 6 classi da 35 unità che si sono alternate dalle 18.30 alle 22.30 all’Enoforum per la degustazione guidata di mieli di lavanda, corbezzolo e abbamele in abbinamento  ai formaggi, diretta da Gianluigi Marcazzan e Luigi Manias, sono anche queste segno concreto del successo della XXII Fiera del Miele e XIII del Miele Amaro di Monti. Ma la degustazione è solo una parte dell’evento organizzato da Apiaresos, in stretta concertazione con la Proloco di Monti, poiché l’altro grande evento  è stato il convegno della mattina Apicoltura Sarda. Verso nuove prospettive , che ha rispettato totalmente le aspettative del foltissimo uditorio. 50 apicoltori registrati provenienti da tutta la Sardegna  – ma molti hanno potuto assistere  al convegno solo dall’esterno senza potersi registrare –  hanno affollato la sala dell’Enoforum. Ne avevano ben ragione perché tutte le relazioni sono state di grande interesse;  ma anche le introduzioni del Sindaco di Monti l’Avv. Emanuele A. Mutzu, che ha parlato della prossima realizzazione della Casa del Miele, punto di riferimento imprescindibile per l’apicoltura sarda, e del presidente della Proloco di Monti Domenico Pes, che ha messo l’accento sull’importanza del felice abbinamento della sagra del miele con quella del vermentino. L’esordio del convegno  è stato memorabile, poiché affidato ad uno dei fondatori dell’Associazione Apicoltori Professionisti Italiani, Francesco Campese, fra gli apicoltori italiani più innovativi degli ultimi 40 anni. Il suo intervento ha riguardato un’esperienza applicata nel vicentino che ha dato esiti strepitosi in termini produttivi. I 150 kg di miele per alveare sono però l’esito di una conoscenza senza eguali della biologia delle api e della tecnica apistica. Ecco perché la replicabilità di un’esperienza simile richiederebbe pari condizioni. La relazione di quest’anno ha ripreso nelle linee generali quella di Tramatza del 2018, ma Campese è entrato maggiormente nei dettagli della gestione degli alveari con 2/3 regine.  L’attesa relazione di Giuseppe Caddeo Quanto vale l’apicoltura sarda? ha finalmente e per la prima volta in assoluto, aperto un documentato  e rigorosissimo squarcio, basato su fonti ufficiali, sulla realtà dell’intero comparto apistico sardo. Gli esiti dall’ampia analisi proposta da Caddeo ha rivelato che in buona sostanza l’intero comparto, sovrastimando a 500 euro il reddito di un alveare gestito da apicoltori professionisti, non raggiunge il fatturato della ditta Molinas Peppino & Figli di Calangianus, che produce tappi di sughero, particolarmente graditi dalla Cantina del Vermentino di Monti. Cantina  che a sua volta supera nel 2017 il fatturato dell’intero comparto apistico (comprensivo anche di apicoltori hobbisti) censito nel 2018 in BDA; qualora si consideri 184 euro  il reddito per alveare in Sardegna, come recentemente certificato da Eurostat. Gianluigi Marcazzan, ricercatore del Crea di Bologna, ex glorioso Istituto Nazionale di Apicoltura, ha svelato lo straordinario lavoro svolto del suo ente nell’ambito della caratterizzazione dei mieli rari, focalizzando l’attenzione sull’asfodelo e sul teucrium, che ormai è diventato un miele tipico di esclusiva produzione sarda. Di estremo interesse anche l’appendice sui  4 lieviti utilizzati per la fermentazione di altrettanti idromeli monoflorali. Infine Luigi Manias ha fornito un ampia e dettagliata rassegna normativa sugli aspetti sanitari e fiscali per gli apicoltori hobbisti e semiprofessionisti, che ha rappresentato per gli apicoltori presenti in sala con un numero di alveari superiore ai 10 e quindi fuori dalla condizione di autoconsumo, una soluzione possibile per definire meglio in prospettiva il loro stato.    

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