Con tanti saluti alla concertazione e alla condivisione Antonio Maccioni di Laore, per sua stessa ammissione, nell’incontro organizzato dall’agenzia a Nuoro sabato 19 maggio dalle 11 alle 14 presso l’aula magna del Consorzio Universitario Nuorese e di cui è stato coordinatore, ha deciso l’agenda dei lavori interpellando esclusivamente Danilo Argiolas di Api.pro. Nonostante ci fossero gli estremi per declinare la nostra partecipazione a quello che si è rivelato un dibattito, già monco per l’assenza del rappresentante di Terra Antiga, il consigliere Giuseppe Caddeo ha ricordato all’uditorio, composto da una cinquantina di persone scarse e in gran parte afferenti a Laore, che Apiaresos da 31 anni opera a favore di tutto il comparto sardo, collocandosi a livello nazionale come uno degli organismi più dinamici e qualificati nell’ambito della formazione in apicoltura. E’ socia fondatrice di UNAAPI, con cui ha attivato sino ad ora un fattivo rapporto di collaborazione, e svolge un’azione a tutto campo. Caddeo è poi entrato nel merito di alcuni temi. Secondo Apiaresos sul PSR bisogna uscire dalla condizione di minorità in cui l’azienda apistica sarda è relegata, acquisendo una nuova soggettività (vedi Calabria), anche attraverso la ridefinizione della produzione standard. Sulla misura del PSR calabrese Caddeo ha ricordato all’ignaro uditorio che le provvidenze sono erogate agli apicoltori quale apporto al mantenimento della biodiversità vegetale e non della biodiversità apistica. Una misura simile per la Sardegna, come ha convenuto anche lo stesso Argiolas, deve essere contestualizzata alla nostra realtà. La legge regionale sull’apicoltura a distanza di quasi tre anni dalla sua entrata in vigore rimane inapplicata in tutti i suoi disposti. Sulla siccità Apiaresos ha lavorato per un premio congruo per l’azienda apistica, ma siamo ancora in attesa di risposte concrete e precise. Sulla bozza del piano urbanistico regionale abbiamo chiesto la riduzione a 1 ettaro della superficie utile per l’edificazioni di edifici per l’apicoltura. Sul piano varroa Apiaresos ha espresso sin da settembre 2017 la propria contrarietà, ritenendolo inutile e dispendioso. Una vivace discussione è seguita all’intervento del dott. Gianvittorio Sale, responsabile dell’Unità organizzativa supporto alla gestione sostenibile delle attività agricole, che ha detto che in olivicoltura il trattamento con il Rogor è il rimedio ultimo, non prima di aver applicato agrotecniche alternative; sebbene nei corsi Laore il Rogor sia promosso come il trattamento d’elezione. Caddeo ha suggerito, in un ottica di sostenibilità, l’uso del caolino. Dal pubblico Antonio Sanna, un apicoltore del nuorese, ha evidenziato la pericolosità del Rogor e l’appesantimento burocratico nell’introduzione della Banca Dati Apistica, che secondo Sanna non sarebbe stata ampiamente divulgata. In realtà Apiaresos ha svolto ripetuti interventi (nel nuorese ad Oliena) a riguardo, così Laore a Lula, dove il tecnico Massimo Licini è stato aspramente contestato. Non è dunque casuale che il nuorese sia il territorio con il maggior numero di alveari non denunciati. Antonio Maccioni che è il direttore ad interim del Servizio per la multifunzionalità dell’impresa agricola e per la salvaguardia della biodiversità di Laore si è mostrato stupito quando Giuseppe Caddeo ha detto che l’agenzia da una parte afferma di sostenere il comparto apistico e dall’altra incoraggia, come tecnica agricola conservativa, il diserbo presemina, come espressamente prescritto nella pubblicazione Tecniche di agricoltura conservativa (http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=2436&s=17&v=9&c=4463&id=676679), presentata a Macomer alla Mostra interprovinciale ovini razza Sarda il 13 maggio. Non stiamo parlando di qualche cunetta ma di aziende agricole di oltre 250 ettari che stanno adottando questa pratica. Laore deve chiarire se intende realmente tutelare la biodiversità apistica. Qualche dubbio Apiaresos ce l’ha dato che i docenti Laore nei loro corsi di apicoltura, notoriamente, suggeriscono l’uso di ibridi. Apiaresos in tal senso la sua scelta l’ha fatta, fornendo un apporto concreto all’elaborazione della Carta di San Michele d’Adige, un importante documento scientifico a tutela della biodiversità delle sottospecie autoctone dell’apis mellifica. Giuseppe Caddeo anche di questo avrebbe voluto parlare, ma è suonata la campanella del pranzo. Il bilancio della prima World BEE Day sarda non può certo definirsi esaltante. Luigi Manias
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- 25 May 2018 at 07:37
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