Il resoconto sul nostro blog del quarto Convegno Apiaresos a distanza di oltre un mese dall’evento non è certamente tempestivo, ma permette di fare una riflessione più meditata sulle due intense giornate convegnistiche. Alcuni indicatori però – e ne consideriamo solo tre – confermano il successo di questa edizione: oltre 200 soci che hanno affollato nella due giorni l’aula magna dell’area congressuale dell’Anfora a Tramatza per seguire ben 12 relatori; costi irrisori di accesso a un’offerta formativa qualificatissima pari a 4.16 euro per relazione; evento totalmente auto prodotto senza alcun sostegno o contributo pubblico. Giuseppe Cefalo nel saluto in streaming ha parlato di un convegno modello, ovvero di un felice mix di esperienze professionali di apicoltori di riferimento del panorama nazionale e di innovativi apporti da parte del mondo accademico. E così è veramente stato. Se il fronte delle aziende professionali che praticano un nomadismo intensivo era ben rappresentato da Vincenzo Menna e Franco Anedda, che hanno illustrato con ricchezza di dettaglio la loro annata apistica, l’innovazione su dimensioni aziendali ridotte, ma con esiti produttivi eclatanti, è stata incarnata da Francesco Campese con i suoi alveari turbo a 2-3 regine. Le tematiche sulla caratterizzazione dei prodotti dell’alveare sono state affrontate da Angelo Canale (Università di Pisa), con una magistrale e convincente relazione sull’uso di una tecnologia innovativa per la produzione del polline fresco; da Gianluigi Marcazzan (CREA Bologna), con il quale Apiaresos collaborerà per la caratterizzazione della propoli dei soci che hanno deciso di partecipare al progetto; da Elisabetta Schievano (Università di Padova), che con la RMN, nell’ambito della definizione dell’origine geografica dei mieli isolani, ha evidenziato che il miele di asfodelo è il marcatore dei mieli sardi. Il focus sulla flora apistica sarda è stato sviluppato prima da Giuseppe Brundu (Università di Sassari), in una interessante intervento che ha evidenziato la strettissima relazione tra paesaggio e attività agrarie e zootecniche; poi da Martino Muntoni (Agris), che ha evidenziato come le foraggere possano essere una risorsa strategica per la produzione di miele. La valorizzazione dei mieli sardi ha avuto in Carlo Tuberoso (Università di Sassari) un interprete stimolante e vivace. Secondo Tuberoso i mieli sardi e segnatamente il corbezzolo hanno la possibilità di collocarsi su una fascia di mercato che oggi è dominata dal miele di manuka. Alberto Angioni (Università di Cagliarti) e Ignazio Floris (Università di Sassari), ai quali è in capo la sperimentazione con l’AluenCAP, hanno aggiornato i soci sullo stato di avanzamento del progetto, con particolare riferimento alle incombenze burocratiche; ma esprimendo tuttavia fiducia sul proseguo. Di estremo interesse la relazione di Federica Floris e Antonio Giampaolo (CREA – PB), che hanno presentato degli strumenti informatici per la verifca dei costi dell’azienda apistica, la cui adozione da parte degli apicoltori forse creerebbe le condizione per l’affermazione di una autentica cultura d’impresa. Chiusura dei lavori affidata a Giovanni Guido (CRT – UNAAPI), che ha evidenziato come non ci sono attualmente rimedi innovativi per il contenimento delle patologie apistiche (varroa in primis) e diventa invece determinate il monitoraggio continuativo dello stato di salute degli alveari, così come il conseguente e tempestivo intervento terapeutico.
Luigi Manias
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