L’ottimo articolo di Antonio Pintori, apparso nella pagina economica dell’Unione Sarda di domenica 29 giugno sulla futura legge regionale  sull’apicoltura, merita un commento. Abbiamo già detto nel precedente articolo che la legge rappresenta una straordinaria opportunità di sostegno all’apicoltura sarda, che ne aveva veramente un effettivo bisogno. Quindi va fatto un plauso al legislatore regionale. Quando diciamo che è  «Una legge che danneggia il nostro settore dal punto di vista economico» ci riferiamo a quella parte del Testo unificato che non tiene conto di alcune novità normative; come l’anagrafe apistica che dovrebbe surrogare tutto quell’articolato complesso di comunicazioni tra imprenditore apistico e autorità sanitarie / veterinarie. Mantenere questo canale comunicativo  significa perdere tempo,  ovvero creare un  danno economico. Giusto per fare un esempio concreto, la dichiarazione di possesso di alveari ai servizi veterinari delle ASL competenti per territorio, che gli apicoltori sardi si apprestano ad inviare entro il 30 giugno, ai sensi della Legge Regionale n. 30 del 17.12.1985 sull’apicoltura, secondo noi, non dovrebbe essere prodotta. Quando diciamo che «La Regione non ha fatto pressione sull’Unione Europea per il riconoscimento agli apicoltori dell’indennità compensativa, contributo ancora legato al possesso dei fondi”, riprendiamo un tema vetusto. Oltre dieci anni fa, sulla più importante rivista di apicoltura scrivevo un articolo dall’inequivocabile titolo: Le api volano, non pascolano. A distanza di oltre un decennio dalla mobilitazione del mondo apistico sardo per la revisione dei criteri che sottendono la normativa sull’indennità compensativa, niente è stato fatto per riconoscere la specificità dell’apicoltura. Quale poi possa essere la capacità “contrattuale” della Regione Sardegna per far capire ai soloni della Comunità Europea l’evidenza di questa specificità, lascio agli apicoltori immaginare. Chi, forse più di ogni altro, ha titolo per parlare della Commissione Regionale Apistica e della sua attività fallimentare, è lo scrivente; che ne è stato Presidente e componente per quasi tutta la sua durata. Si trattava di un organismo “plebiscitario” a carattere consultivo, previsto dall’art. 2 della Legge Regionale 30; che non prodotto niente di concreto. Riproporla è semplicemente demenziale. Ripetiamo quanto già detto. La Regione Sarda deve avere come interlocutori preferenziali  le Associazioni degli apicoltori e, lo imporrebbe l’Unione Europea,  le OP.

Luigi Manias

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