19 tra soci vicini e lontani (Anedda, Arru, Carcangiu, Carta, Cossu, Demuru, Derosas, Dessì, Flore, Fontana, Lampis, Manias, Marras, Oliva, Pili, Pisanu, Pitzalis, Scarabelli, Usai, Zurru) sono accorsi a questo mercuris del 16 ottobre dedicato all’uso dell’acido formico con lo speciale erogatore inventato da Angelo Cattapan. Era presente anche Giuseppe Carta di Marrubiu, un socio dell’Associazione Produttori Apistici della Provincia di Oristano. Daniele Cossu, relatore della giornata, con una rigorosa disamina, esemplare per l’approccio metodologico, ha proposto la sua esperienza con l’erogatore BLV Formic. Domande, dubbi e quesiti dei soci (Scarabelli, Carcangiu, Marras, Oliva, Derosas e Anedda) si sono succeduti sin dalla prime battute dell’intervento di Daniele, che ha evidenziato le problematicità dell’uso del formico: dal controllo delle numerose variabili (temperatura in primis) alle reazioni soggettive, al di la della loro forza, di nuclei e alveari al trattamento; dalle problematiche del blocco di covata e della perdita di una generazione di api, che irrimediabilmente riduce la forza complessiva dell’alveare in previsione del raccolto di corbezzolo, alla pericolosità del formico. L’esperienza di Daniele con il formico ha evidenziato criticità ma anche speranze. E’ stato osservato, fra altre cose, che qualora si verificasse che la maggior parte delle varroe all’interno della covata risultassero già morte dopo pochi giorni dal trattamento, ciò ridurrebbe i tempi di permanenza dell’erogatore, con inevitabili economi di gestione. Inoltre per evitare che l’alveare arrivi dopo l’estate con una generazione di api in meno si potrebbe anticipare il trattamento subito dopo la smielatura dell’eucalipto.
Luigi Manias
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